Definizione di impero achemenide
Varie / / July 04, 2021
Di Guillem Alsina González, nel giu. 2018
Quando si parla dei grandi imperi dell'antichità, viene subito in mente un nome: Roma. E in secondo luogo, forse la Grecia, pensando davvero alla Macedonia di Alessandro Magno immersa nella cultura greca classica.
Ma al crocevia di civiltà che è stato il Medio Oriente, c'è un altro impero, spesso dimenticato, che stupì anche - e conquistò - il mondo finché il già citato Alessandro Magno non lo finì: l'Impero Achemenida.
L'Impero Achemenide fu il primo impero fondato dal popolo dell'attuale Repubblica dell'Iran (i Persiani).
Il suo nome è dato da colui che fu il suo fondatore mitologico, Aquemenes (almeno, non è stato possibile verificare la reale esistenza di questo personaggio).
I Greci conoscevano i Persiani come Medi, e questo ha il loro motivo: inizialmente, la Persia era un affluente dell'Impero Mediano... finché la sua forza fu tale da finire per conquistare quell'impero.
Notevole era la capacità dei persiani achemenidi di mantenere gli stati conquistati all'interno della loro struttura politico-sociale.
A differenza di altre potenze colonizzatrici che la storia vedrà a posteriori, quando l'impero achemenide assorbì un regno, non impose la sua religione né la sua lingua, sebbene se lo facesse con la sua struttura burocratica e amministrativo, cercando, sì, di mantenere un nobile locale a capo dell'organizzazione.
Questi nobili ricevettero il nome di satrapo, nome che è capitato, attualmente, di denominare ingiustamente chiunque agisca al comando in modo dittatoriale. Sebbene, certamente, il governo Dei satrapi era personalista e dispotico, non lo era più di molti altri leader di altre culture dell'epoca e successive.
Il Re dei re (titolo detenuto dal sovrano persiano) era anche titolare della carica reale del paese conquistato. In Egitto, per esempio, era faraone.
Ciò non impedì che si verificassero sommosse in vari territori, come nel caso dell'Egitto, ma in generale fece sì che le popolazioni conquistate si accontentassero di poter continuare a fare la propria vita normale.
È anche vero che, normalmente, ad ogni cambio di monarca, il re in arrivo doveva occuparsi in primo luogo di pacificare l'Impero a causa delle rivolte che aveva provocato cambiamento, dal momento che a volte diverse nazioni all'interno dell'Impero hanno sostenuto diversi candidati al trono o semplicemente hanno colto l'occasione per provare divenire indipendente.
Un buon esempio di questa politica fu l'assorbimento delle città greche della Ionia (sull'attuale costa della Turchia), quando l'Impero achemenide conquistò il Regno di Lidia.
Queste città, affluenti della Lidia, godettero della stessa autonomia e anche di più, sotto la sovranità imperiale persiana, finché non furono incitate alla ribellione dalla Grecia. Questa ribellione fu schiacciata con sangue e fuoco perché, se c'era qualcosa che non lo tollerava gerarchia dell'Impero, questa era ribellione.
Il modello di assimilazione dei territori è stato prodotto anche nell'esercito.
Così, ogni unità di ciascuno dei paesi che componevano l'Impero, entrò a combattere con la sua uniforme e la sua panoplia proprio, che non ha impedito l'esistenza di scambi tecnologici nel campo delle armi tra i popoli che componevano il Impero.
In seguito all'assorbimento dell'impero mediano, il nascente impero achemenide si lanciò sull'impero neobabilonese.
Successivamente, l'impero achemenide si espanse in due direzioni, est e ovest; per la prima raggiungerà nel suo massimo splendore la catena montuosa dell'Hindu Kush, nell'odierno Afghanistan, mentre ad ovest raggiungerà il Mediterraneo, conquistando l'Asia Minore e l'Egitto.
L'espansione territoriale raggiunse il culmine con l'annessione della Tracia, che permise alla Persia di mettere piede in Europa. Ma, da qui, arrivarono i primi fallimenti militari.
Le più famose di tutte sono forse le guerre mediche contro i greci, che rallentarono l'espansione degli Achemenidi, ma una sconfitta meno nota e altrettanto vitale fu contro gli Sciti, a confederazione popoli nomadi che abitavano l'area del Caucaso e la costa a nord del Mar Nero.
Gli Sciti praticavano a politica di "terra bruciata" che ostacolava notevolmente i movimenti del grande esercito persiano, che alla fine dovette tornare al punto di partenza poiché non poteva restare a terra.
Nonostante queste sconfitte, e anche nonostante una serie di perdite e recuperi di diversi territori (l'Egitto fu persiano in due occasioni, ottenendo temporaneamente il indipendenza), l'impero achemenide sopravvisse, ma solo fino all'irruzione di Alessandro Magno.
Attingendo al potere stabilito da suo padre, Filippo II di Macedonia, e anche alla sua idea di conquista dell'impero persiano, Alessandro Magno radunò un esercito di soldati macedoni e alleati greci e, nel 332 a. C, partì per conquistare l'impero achemenide.
Dopo una serie di vittorie (Isos, Gránico, Gaugamela), i Grandi avrebbero portato a termine la conquista dei territori dell'Impero achemenide, annettendolo in qualche modo che aveva appreso dagli stessi Persiani: lasciando al comando i governanti locali, in alcuni casi gli stessi satrapi che erano già ai tempi del Achemenidi.
Anche lo stesso Alexander ne adottò alcuni tradizioni Persiani orientali, con loro disappunto, che li consideravano costumi barbari...
All'Impero Aqueménida sarebbe toccato a lui, dopo la morte di Alessandro nel 323 a. C, l'Impero Seleucide (per Seleuco, uno dei compagni del Grande) e, successivamente, l'Impero Partico, che avrebbe preceduto il Secondo Impero Persiano, l'Impero Sasanide (dal nome della loro dinastia regnante).
Foto: Fotolia - Keith Tarrier
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