Definizione di filosofia di Cartesio
Varie / / January 28, 2022
Professore di Filosofia
Il filosofo francese René Descartes (1596-1650) è spesso considerato il fondatore del filosofia moderna. I suoi contributi nel campo della pensiero non solo limitato al filosofia, ma raggiungono anche diverse scienze, come la fisica e la matematica (gli è attribuita, ad esempio, la formulazione delle leggi di rifrazione della luce, la geometria analitica, ecc.).
Bertrand Russell sostiene che Cartesio fu il primo pensatore la cui filosofia fu profondamente influenzata dalla nuova fisica e dalla nuova astronomia che è derivato dal Rivoluzione Copernicana, iniziata nel XVI secolo.
Cartesio riteneva necessario dimostrare la natura oggettiva della ragione, che poteva essere raggiunta metodicamente. Questo modo di procedere della ragione per raggiungere l'obiettività sarà esposto, in primo luogo, nell'art Regole per la direzione della mente (1628) e nel discorso del metodo (1637), il cui fondamento metafisico apparirà poi nel Meditazioni metafisiche (1641) e nel Principi di filosofia (1644).
Le regole del metodo
Le Regole, riformulate poi in maniera semplificata nel Discorso sul metodo, consistono in direttive per impedire alla mente di prendere il falso per vero. La prima regola insiste su questo: nulla deve essere preso per vero che non sia noto con evidenza, è necessario evitare accuratamente la fretta e i pregiudizi. La seconda è la regola dell'analisi, secondo la quale è più facile studiare un problema una volta che lo è lo riduce a parti minori, fino all'evidenza, cioè quelle cose semplici di cui non possiamo dubbio. Alla regola dell'analisi segue quella della sintesi, che trasforma la riduzione a semplici elementi inarticolati in una complessa ricostruzione dell'insieme, ora illuminata dal pensiero. Infine, la quarta regola prevede l'elencazione e la revisione di tutti i passaggi precedenti, al fine di correggere eventuali errori.
dubbio radicale
Sebbene Descartes conservi ancora alcuni tratti della scolastica, tipici del periodo medievale precedente i suoi sviluppi: il suo pensiero è solitamente descritto come una rottura radicale con la filosofia precedente. Anche quando l'autore non esplicita una volontà distaccata, nelle sue Meditazioni metafisiche indica però la necessità di respingere completamente l'edificio della conoscenza eretto dai loro predecessori, per costruirne uno nuovo da zero sulle fondamenta solidi. Le Meditazioni espongono i fondamenti dei criteri seguiti dal metodo per conoscere la realtà in modo affidabile. Cioè, spiegano in cosa consistono queste solide basi.
Lì, il punto di partenza del filosofo è il rifiuto di ogni conoscenza di cui possiamo dubitare, cioè di tutto ciò che "sappiamo" senza certezza. La conoscenza, per essere tale, deve essere assolutamente indubitabile, altrimenti dovrebbe essere abbandonato. a questo sospetto iperbolico o esagerato, portato avanti come metodo per distinguere la vera conoscenza da quella senza fondamento scientifico, come è noto dubbio radicale o dubbio metodico.
Il radicale pone in dubbio assolutamente tutto, costringendo il dubbio ai suoi stessi limiti. Il giustificazionemetafisica delle regole del metodo cartesiano è che tali regole consentono di arrivare a conoscenze indubitabili.
Il ego cogito e la prova dell'esistenza di Dio
La prima cosa soggetta a dubbio è la conoscenza dei sensi. Sappiamo che, in certe occasioni, i sensi ci ingannano (per esempio, quando osserviamo che alcuni gli oggetti "si rompono" quando attraversano la superficie dell'acqua), perché non supporre che ci ingannino sempre? Se portiamo il dubbio all'estremo e supponiamo che tutto ciò che percepiamo e anche il nostro ragionamento siano falsi, possiamo comunque essere sicuri che stiamo pensando e, quindi, che esistiamo.
Il me è la prima certezza indubitabile, la pietra di paragone a cui Cartesio giunge seguendo le regole del metodo. Partendo da quella certezza, le Meditazioni procedono poi nella prova dell'esistenza divina: il consapevolezza La coscienza umana contiene l'idea di Dio e, nella misura in cui siamo certi che la nostra coscienza esiste, allora tale idea deve avere un certo grado di realtà, poiché ne è il contenuto. L'esistenza di Dio, una volta provata, fungerà da garanzia del criterio di verità mediante il quale possiamo distinguere la conoscenza genuina dall'errore e dalla falsità.
Riferimenti bibliografici
Giovanni Reale e Dario Antiseri (1992) Storia del pensiero filosofico e scientifico. II. Di
umanesimo a Kant. (Il pensiero occidentale dalle origini ad oggi. Volume II. Editrice La Scuola, Brescia, quinta ed. 1985), trad. di Juan Andrés Iglesias, Barcellona.
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